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[713-714] Guerra e pace 229


fesa nazionale, rivolgeva il 6 settembre 1870 agli agenti diplomatici della Francia, si leggeva una frase rimasta celebre ma smentita ben presto dalla forza stessa delle cose:

713.   Ni un pouce de notre territoire, ni une pierre de nos forteresses.1

La circolare così diceva; « Nous ne cèderons ni un ponce de notre territoire, ni une pierre de nos forteresses.... Nous ne traiterons que pour une paix durable» (Journal officiel del 7 settembre). Fiere parole, di cui la inconsiderata temerità era scusabile soltanto in grazia del sentimento ardente di patriottismo che le aveva suggerite. Nella seduta del 17 giugno 1871 dell’Assemblea Nazionale, il Favre stesso riconobbe che la formula sostenuta da lui aveva reso impossibile ogni accordo con Bismarck nei colloqui di Ferrières (18 e 19 settembre 1870).

Pur troppo la ragione è sempre del più forte e per farsi valere bisogna farsi temere. Perciò gli antichi dicevano:

714.   Si vis pacem, para bellum. 2

che sono forse le parole di Vegezio lievemente modificate: Qui desiderat pacem, preparet bellum (Instit. rei militar., lib. III. prolog.): anzi Cicerone dice addirittura (Phil., VII, 6, 19): Quare si pace frui volumus, bellum gerendum est. Si confrontino pure con queste altre citazioni, che rendono un pensiero se non identico, almeno molto simile: Εκ πολέμου μὲν γὰρ εἰρἠνη μαλλσν βεβαιοὺται nelle Istorie di Tucidide (lib. I, cap. 124); - Nemo, nisi victor, pace bellum mutavit, di Sallustio nella Catilinaria (cap. LVIII): - Nam paritur pax bello, parole di Epaminonda nella Vita che di lui si legge in Cornelio Nipote, § V.

Narra Tito Livio (Hist., lib. XXI cap. 18) che nell’anno 218 avanti Cristo, 534 dalla fondazione di Roma, essendo i legati romani venuti in Cartagine a lagnarsi della espugnazione di Sagunto, il duce loro Quinto Fabio Massimo, detto il Verrucoso e più


  1. 713.   Nè un pollice del nostro territorio, nè una pietra dette nostre fortezze.
  2. 714.   Se vuoi la pace, prepara la guerra.