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[665] | Governo, leggi, politica | 207 |
Teja, rappresentante tre mazziniani sotto un ombrello al riparo dalla pioggia dirotta e ci mise sotto la leggenda: Governo ladro, piove! Ma nel volume del Pasquino del 1861 non c’è questa vignetta, nè essa si trova nella bella scelta di Caricature del Teja raccolte e annotate dal Ferrero (Torino, 1900): inoltre, pure non escludendo che il Teja abbia fatto in qualche tempo una caricatura su questo soggetto, è certo che il caustico motto non fu inventato da lui. Esso era ben più antico e comunissimo, tanto che se ne può trovare la fonte nientemeno che in S. Agostino, o meglio in un proverbio dei suoi tempi secondo il quale il popolo dava la colpa ai cristiani, com’era allora di moda, della siccità e delle altre disgrazie naturali. Nel De Civitate Dei, lib. II, in princ. del cap. IV, dice: «Memento autem, me ista commorantem, adhuc contra imperitos agere, ex quorum imperitia illud quoque ortum est vulgare proverbium: Pluvia defit, causa Christiani».
Del resto se in Italia ci sfoghiamo col governo quando piove troppo, è naturale che in altri paesi dove la pioggia è più rara, se la prendano con lui quando non piove. Questo accade tra i nostri fratelli libici come narra A. M. Sforza nell’interessante volume: Esplorazioni e prigionia in Libia (Milano, Treves, 1919), a pag. 127: «Nelle nostre campagne, in Italia, la pioggia viene spesso a turbare il regolare andamento dei lavori agricoli. In queste circostanze l’esagerazione dello spirito critico che esprime costante malcontento verso gli ordinamenti che reggono il nostro paese, viene sintetizzata dalle parole: Piove, governo ladro! Sul Gebel in Tripolitania, e non sul Gebel soltanto, la connessione fra l’andamento propizio delle stagioni agricole e l’azione governativa è considerata seriamente come un fatto provato dall’esperienza. Anni di asciuttore terribile avevano funestato tutto il paese al mio arrivo in Tripolitania e le cause venivano da ognuno attribuite al nuovo regime instaurato nell’impero ottomano dopo la deposizione del sultano Abdul Hamid, ed ai nuovi funzionari giovani turchi che erano venuti a governare il paese. Di questi funzionari che venivano considerati come un ostacolo alla pioggia, si diceva che avessero es serual melah (i pantaloni salati)»
Per cui, tornando alla politica, c’è anche da scusare coloro che con una punta di fatalismo, pensano non essere il caso di scaldarsi troppo per aggiustare le cose di questo mondo, chè tanto