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190 | Chi l’ha detto? | [627-629] |
cioè anteriore di 22 anni alla pace di Münster, se la citazione fosse esatta, la questione verrebbe senz’altro decisa in favore dell’Orselaer.
Più gravi massime di governo sarebbero la ciceroniana:
627. (Ollis) Salus populi suprema lex esto.1
628. Tu regere imperio populos, romane, memento,
. . . . . . . . . . . . . . .
Parcere subjectis et debellare superbos.2
629. Imperium et libertas.3
Lord Beaconsfield, nel discorso tenuto al pranzo del Lord Mayor il 10 novembre 1879, disse: «One of the greatest of Romans, when asked what were his politics, replied “Imperium et libertas,” That would not make a bad programm for a British Ministry. It is one from which her Majesty’s advisers do not shrink.» D’allora il motto fu quasi proverbiale in Inghilterra. Ma chi era il grande romano ricordato da Disraeli? Cicerone nelle Filippiche (IV, 4) dice: «Decrevit senatus D. Brutum optime de republica mereri, cum senatus auctoritatem, populique Romani libertatem imperiumque defenderit.» Ma il signor Roberto Pierpoint, nelle Notes & Queries, 5 dec. 1896, pag. 453, osserva che forse in Disraeli c’era una reminiscenza del libro inglese dello Churchill, Divi Britannici (London, 1675), che a pag. 349 dice: «Here the two great interests imperium & libertas, res olim insociabiles (saith Tacitus), began to incounter each other», e cita in margine la Vita di Agricola di Tacito: dove però (cap. 3) il testo è alquanto diverso: «res olim dissociabiles.... principatum ac libertatem.»