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166 Chi l’ha detto? [552-554]

552.   Degno è di gloria quei che ruba un regno,
Chi ruba poco d’un capestro è degno.

(G. B. Casti, La lampada di S. Antonio,
novella, sest. 3).

Anche un epigramma di Francesco Proto, Duca di Maddaloni, persona popolarissima in Napoli per la sua mordacità, dice:

       Un ladruncolo ieri iva in prigione,
          ed io chiedendo a lui per qual ragione,
          «Si sa» — mi rispondea — «solito gioco:
          ci vo’ perchè ho rubato troppo poco».

Pur troppo quel che è lecito al potente e al superbo è colpa nell’umile e nel povero, il quale molte volte paga per sè e per gli altri:

553.   Morir denno i plebei furfanti oscuri,
Perchè i furfanti illustri sien sicuri.

è la morale della favola Il pastore ed il lupo di Lorenzo Pignotti.

Come esempio di prepotenza e al tempo medesimo di vandalismo non nuovo nella storia si ha quello ricordato nella satira di Pasquino:

554.   Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt.1

detta a proposito di Urbano VIII (Maffeo Barberini) che tolse il bronzo onde erano rivestite le travi del portico del Panteon per farne cannoni (chi dice più di ottanta, chi centodieci), e le quattro colonne e il baldacchino dell’altar maggiore in S. Pietro. Il fatto è narrato anche dai contemporanei. «Di cannoni il Papa presente ha molto contribuito alla mancanza (sic), che prima n’havea lo Stato Ecclesiastico.... Molti sono stati gettati di nuovo per Castel S. Angelo, col valersi anco del metal antico di cui era singolarmente adornato il tempio di tutti gli Dei, hoggidì detto la Rotonda. Onde nacque il motto di Pasquino: Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt». Così, in una sua Relazione del 1635


  1. 554.   Quel che non fecero i Barbari, fecero i Barberini.