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[459-462] | Famiglia | 137 |
§ 27.
Famiglia
459. Où peut-on être mieux
Qu’au sein de sa famille?1
sono forse gli unici versi di Jean-François Marmontel che siano rimasti popolari in Francia e fuori: essi fan parte d’un quartetto della commedia lirica Lucile (composta nel 1769, musica di Grétry, atto unico, sc. IV). D’altra parte può l’uomo vivere solo, e senza affetti? No davvero; anche la Bibbia ammonisce:
460. Non est bonum esse hominem solum.2
e più oltre:
461. Vae soli.3
e ne dà subito dopo la ragione: quia, cum ceciderit, non habet sublevantem se, «poichè se cade (ed è inteso specialmente in senso morale) non ha chi l’aiuti a rialzarsi»; tuttavia qualche volta i parenti danno anche delle tribolazioni, come le stesse Sacre Carte ammoniscono:
462. Inimici hominis domestici ejus.4
Anche Tacito (Histor., lib. IV, cap. 70): Acerrima proximorum odia. A Firenze, nel palazzo che fu di Agnolo Doni, poi dei Fenzi e dei Foresi, posto nel Corso dei Tintori, al n. 8, c’è ancora nell’atrio un’antica lapide popolarissima che dice:
Amici nemici - parenti serpenti - cugini assassini - fratelli coltelli.