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[421] Errore, fallacia dei disegni, ecc. 123


Sembra però che si tratti di sentenza ben più antica perchè già S. Francesco di Sales nelle Lettere spirituali dice: «Non vi turbate per il detto di S. Bernardo che l’inferno è pieno di buone intenzioni e proponimenti».

Non v’ha cosa che più nuoccia al successo, dell’incertezza dei propositi, quella incertezza che bene può essere significata col famoso motto:

421.   Forse che sì forse che no.

il bizzarro titolo di un romanzo di Gabriele D’Annunzio pubblicato nel 1910 ma che ha origini molto antiche. È noto che il D’Annunzio lo trasse dal motto che figura ripetuto nei meandri di un laberinto fregiante il soffitto d’una delle sale del palazzo Gonzaga a Mantova e fu detto alludesse alle difficili condizioni in cui ebbe a trovarsi Vincenzo Gonzaga al tempo delle guerre contro i Turchi. Ma esso risulta inciso anche sopra la pietra angolare di una vecchia casa a Piacenza, pare sino dal principio del XVII secolo. Il proprietario della casa adottò il motto mentr’era in attesa d’un responso dei magistrati che tagliasse corto alle difficoltà opposte dalle vicine monache di S. Spirito, a che egli costruisse in quel punto un balcone. L’Illustrazione Italiana, nel n. 40, del 3 ottobre 1909, a pag. 330, dà le riproduzioni fotografiche tanto del soffitto di Mantova quanto della pietra di Piacenza. Ma è ovvio che il motto non fu inventato nè per l’uno nè per l’altra. Bisogna risalire a una frottola musicata da quel Marchetto Cara, cantore dei Gonzaga fin dal 1495, i cui canti — come dice il Davari — «s’erano resi tanto popolari a Mantova che alcune volte, prima ancora che fossero intesi alla Corte, si udivano cantare per le pubbliche vie dal popolo» (Rivista Storica Mantovana, 1885); essa comincia appunto:

Forsi che sì forsi che no
El tacer nocer non po.
Forsi che sì, non fia el mondo ognor cossì.
Forsi che sì forsi che no ecc.

ed è nel Libro Quarto delle Frottole pubblicato a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1504. Additò questa fonte e raccolse queste notizie Eugenia Levi nella Lirica italiana nel Cinquecento e nel