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100 | Chi l’ha detto? | [349] |
— «Ammiraglio, che notizie ha ricevuto?
— «Maestà.... È lo stato del mare (e stava per riporre il foglio onde comunicarlo poi al Re).
«La Regina stese la mano.
«Non c’era da esitare. L’ammiraglio consegnò il telegramma.
«Alle prime righe la Regina vide di che si trattava e abbassò il telegramma per permettere al Principino, che le sedeva vicino, di seguirne la lettura insieme a lei.
«Quando Sua Maestà s’accorse che il fanciullo aveva letto, prese una matita e sul bracciolo del seggiolone, sotto gli occhi stessi del Principe, scrisse; fece leggere in silenzio ciò che aveva scritto e rese il telegramma al ministro. Questi lo prese e vide le seguenti parole scritte così:
«Sempre avanti Savoia!!!
«L’ammiraglio s’inchinò e pregò la Regina di autorizzarlo a serbare quell’autografo come prova della fermezza d’animo di Sua Maestà. E il viaggio restò deciso malgrado le notizie.
«L’esito ha dato ragione alla intrepida Regina e al valente marinaro.» Il Fanfulla del 15 marzo 1881 pubblicava il facsimile dell’intiero telegramma comprese le belle parole della Regina Margherita.
In Germania troviamo un’altra frase caratteristica:
349. Nach Canossa gehen wir nicht.1
frase detta nel Reichstag tedesco dal Principe di Bismarck il 14 maggio 1872, alludendo al conflitto dell’Impero col Vaticano. È quasi superfluo di ricordare che Canossa, castello presso Reggio Emilia, fu il teatro della umiliazione di Enrico IV dinanzi al pontefice Gregorio VII (1077). I giornali napoletani dell’ottobre 1894, narrando i particolari di un colloquio fra Emilio Castelar e il Sindaco di Napoli, dissero che Castelar rivendicò a sè medesimo l’origine di questa frase bismarckiana. Egli, essendo presidente della Repubblica di Spagna, e dovendosi provvedere ad alcuni vescovati vacanti, si mise d’accordo col Papa per le nomine, Bismarck scrivendogli gliene mosse rimprovero, e Castelar rispose
- ↑ 349. Noi non andremo a Canossa.