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88 Chi l’ha detto? [319]

La si attribuisce a Cartesio (René Descartes) ma veramente erano Aristotile e i Peripatetici i quali pensavano tutto esser pieno in natura e con il principio dell’horror vacui cercavano spiegare, fra altri fenomeni, anche il salire dell’acqua nelle pompe. Sono famose nella storia delle scienze fisiche le esperienze di Pascal che demolirono questa singolare teoria e le polemiche ch’egli ebbe su tal proposito con Descartes (ved. Adam, Pascal et Descartes: les expériences du vide, 1646-1651, nella Revue Philosophique, vol. XXIV-XXV, 1887-1888). Peraltro Descartes faceva la questione metafisica che il vuoto in natura non esiste e che lo spazio che si dice vuoto, quando nulla contiene che sia sensibile alla vista, al tatto ecc., contiene nondimeno qualche cosa, cioè una materia creata, una sostanza estesa, contiene sè medesimo: però egli ammetteva il peso dell’aria e riconosceva essere esso la causa per cui l’acqua saliva nelle pompe e il mercurio in certi tubi (esperienza di Torricelli). Pascal così riassumeva le conseguenze alle quali egli giungeva con i suoi esperimenti e con i suoi ragionamenti di carattere puramente fisico, nella conclusione dei due trattati De l’équilibre des liqueurs e De la pesanteur de la masse de l’air: «Que tous les disciples d’Aristote assemblent tout ce qu’il y a de fort dans les écrits de leur maître et de ses commentateurs, pour rendre raison de ces choses par l’horreur du vuide, s’ils le peuvent: sinon qu’ils reconnoissent que les expériences sont les véritables maîtres qu’il faut suivre dans la physique; que celle qui a été faite sur les montagnes [al Puy de Dôme, nel 1648], a renversé cette croyance universelle du monde, que la Nature abhorre le vuide; & ouvert certe connoissance qui ne sauroit plus jamais périr, que la Nature n’a aucune horreur pour le vuide, qu’elle ne fait aucune chose pour l’éviter; et que la pesanteur de la masse de l’air, est la véritable cause de tous les effects qu’on avait jusqu’ici attribués à cette cause imaginaire.»

319.   Natura non facit saltus.1

È impropriamente attribuito da alcuni a Linneo, il quale così disse nella Philosophia botanica (cap. XXVII), da altri a Leib-


  1. 319.   La natura non procede per salti.