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[275-276] Coscienza, gastigo dei falli 75


§ 19.



Coscienza, gastigo dei falli





275.   Coscienze inquiete, rispettate le coscienze tranquille.

Così rimbeccò Felice Cavallotti i suoi urlatori quando giurò alla Camera per la prima volta nella tornata del 28 novembre 1873. Già in principio di seduta l’on. Lioy aveva protestato contro le dichiarazioni fatte dal Cavallotti nei giornali della vigilia, definendo il giuramento politico un’inutile e vuota commedia: quindi si svolse il seguente dialogo che traggo dai rendiconti della Camera:

«Presidente. Onorevole Cavallotti, lo invito a prestar giuramento.

«Cavallotti. Giuro. Domando la parola. Le mie dichiarazioni che ho fatte ieri sui giornali le mantengo tali quali. (Rumori a destra. Agitazione).

«Presidente. Onorevole Cavallotti, ella, se è un uomo d’onore, deve sapere che, prestando il giuramento, ha contratto dei doveri che deve mantenere. Io non ammetto altre interpretazioni.

«Cavallotti. Al mio onore ci penso io e ne rispondo ai miei elettori ed al paese. (Movimenti e agitazioni a destra). (Fra i rumori) Coscienze inquiete (rivolto a destra) rispettate le coscienze tranquille! (Clamori a destra).» (Rendiconti del Parlamento Italiano, Sessione del 1873-74. Discussioni della Camera dei Deputati, vol. I, pag. 123-124).

Ma che cos’è la coscienza? che cosa fa?

Il tristo ha da rendere i conti del suo mal fare prima di tutto alla propria coscienza, che non in tutti è di facile contentatura.

276.       Grave ipsius conscientiæ pondus.1

(Cicero, De natura deorum, lib. III, cap. 35).

  1. 276.   Grave è il peso della propria coscienza.