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Conclusione 255

dremmo la mortalità dei bambini superare, come ora, il cinquanta per cento, non vedremmo delle generazioni intiere immolate alle malattie, non vedremmo la prostituzione, non la sifilide, non le guerre, che sono l’eccidio di milioni d’uomini, non vedremmo tutte le mostruosità di sciocchezze e di patimenti che la scienza contemporanea osa ritenere come condizioni inevitabili della vita umana!

Ma il nostro concetto della scienza è pervertito a tal segno che gli uomini del nostro tempo troveranno strano che si parli loro di scienze capaci di diminuire la mortalità dei bambini, di sopprimere la prostituzione, la sifilide, la degenerazione, la guerra. Siamo giunti ad imaginarci che non c’è scienza se non quando un uomo, in un laboratorio, versa un liquido da un provino in un altro, guarda attraverso a un prisma, tortura delle rane o dei conigli, oppure anche svolge da una cattedra una matassa di frasi sonanti e stupide — che del resto non cerca di capire nemmeno egli stesso — sui luoghi comuni della filosofia, della storia, del diritto, dell’economia politica, e tutto ciò per il solo fine di provare che quello che è deve essere sempre.

Eppure la scienza, la vera scienza, la sola che meriterebbe la considerazione concessa