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La ricerca dell’oscurità | 99 |
significato, e che ogni composizione poetica deve sempre contenere un enigma:
“Io penso che occorre non ci sia altro che allusione. La contemplazione degli oggetti, l’imagine liberantesi dalle fantasticherie suscitate per essi, sono il canto. I Parmassiani, loro, prendono la cosa intieramente, e la mostrano; con ciò, essi mancano di mistero; tolgono alle menti quella gioia deliziosa che proviene dal credere di creare. Nominare un oggetto è sopprimere i tre quarti del godimento della poesia, che è fatta della felicità d’indovinare a poco a poco; suggerirlo, ecco l’ideale. È il perfetto uso di questo mistero che costituisce il simbolo; evocare a poco a poco un oggetto per palesare uno stato d’anima, o, a rovescio, scegliere un oggetto e svilupparne uno stato d’anima con una serie d’interpretazioni.... Se un essere d’intelligenza media e d’una preparazione letteraria insufficiente apre a caso un libro così fatto, e pretende di poterne godere, c’è malinteso, bisogna dissiparlo. Nella poesia ci deve sempre essere dell’enigma; ed il fine della letteratura, l’unico, è quello di evocare gli oggetti.„ (Risposta di Mallarmé a j. huret nell’Enquête sur l’évolution littéraire).
Come vede ognuno, si tratta dell’oscurità eretta a dogma artistico. E il critico francese Doumic, al quale codesto dogma non va ancora a sangue, dice con ragione: “Sarebbe ora di farla finita con questa famosa dottrina dell’oscurità, che la nuova scuola ha realmente elevata all’altezza d’un dogma„.