suo aspetto o colle sue parole mentre egli stesso è in preda al sentimento che manifesta; se induce un altro a sbadigliare quando è costretto a sbadigliare egli stesso, a rìdere o a piangere, quando prova egli il bisogno di ridere o di piangere; codesti effetti dì contagio non sono ancora il risultato d’una creazione artistica. L’arte comincia quando l’uomo rievoca in sè, ed esprime con segni esteriori i sentimenti già provati altra volta col fine di farli provare altrui. Prendiamo anche questa volta un esempio elementare. Un ragazzo atterrito dall’incontro con un lupo, racconta l’avventura; e per destare negli uditori l’emozione provata da lui, descrive il suo stato d’allora, gli oggetti che lo circondavano, il suo perfetto abbandono, poi l’improvviso apparire del lupo, le sue mosse, la distanza a cui s’accostò, ecc. In codesto racconto avremo un fatto d’arte, se il ragazzo, narrando il suo caso, risuscita in sè i sentimenti già provati, e i suoi gesti, il tuono della sua voce, le sue imagini forzano gli uditori a provare essi stessi dei sentimenti analoghi. E quand’anche il ragazzo non avesse mai visto un lupo, ma si fosse solo spaventato all’idea dì incontrarne uno, e volendo comunicare agli altri codesto suo spavento