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46 | Battisti: Gli alpini |
morte, ma se la tormenta e il gelo minacciano una fine orrenda fra gli spasimi, se v’è un ferito da strappare ai nemici oh! allora la solidarietà non ha limiti; le cure sono infinite, sono materne!
Rimane indimenticabile nella memoria di chi lo ha visto il ritorno dei compagni col ferito o col morto. Quante cose dicono i loro volti silenziosi e mesti! Il medico è sempre pronto e sollecito, ma guai se non lo fosse! Forse l’incuria gli sarebbe perdonata dalla madre del ferito; dai compagni no, mai.
E quali audacie non sanno commettere per salvare un loro ufficiale. Ricordo un bergamasco, attendente di un valoroso ufficiale, cittadino benemerito di questa Milano, caduto in un superbo attacco sulle più aspre rocce del Tonale. Con ardore egli si lanciò a sorreggere il tenente. Cadde anche egli colpito da una raffica di mitragliatrici; pure le forze gli sarebbero state sufficienti per trascinarsi al sicuro e farsi medicare. Non volle. Preferì fingersi morto per rimanere al fianco del suo ufficiale nella speranza di poter soccorrerlo.
Dopo breve agonia l’ufficiale moriva, ma l’attendente gli rimaneva vicino, corpo a