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Ai pastori italiani che vengono nell’estate nel Trentino furono fatte — come voleva la circolare — tutte le angherie possibili. Sulla linea di confine si sono sollevati incidenti sopra incidenti. Basta ricordare quello della Cima Dodici. Alle società si son fatte persecuzioni a iosa; alla società alpinisti trentini si è impedito di ampliare un rifugio presso la Cima Tosa, mentre si è dato il permesso di costruirne di nuovi ai tedeschi. Come e quanto spesso si imbastiscano processi a base di spionaggio è cosa che sanno benissimo i giurati di Vienna. La introduzione di battelli austriaci sul Garda è stata tentata e se ne è smessa l’idea solo di fronte alle proteste di parte italiana.

Tutto, tutto quello che è suggerito nelle istruzioni segrete dell’autorità militare, si va effettuando. I sequestri contro i giornali quando solo nominano cose militari sono continui. Alla Procura di Stato di Trento ci sono ogni momento gli ufficiali dello Stato Maggiore.


Finiamola.


Questi fatti che io io esposto gettano un nuovo fascio di luce sul tenebroso lavoro del partito della guerra, sulla politica di quei signori, che per bocca del deputato cristiano-sociale sig. Schraffl chiedono nuovi forti e nuovi battaglioni pel Trentino e pel Tirolo.

Ah no, miei signori! Ne abbiamo abbastanza di forti e di soldati!

Noi la vogliamo finita con questa forsennata politica. Se nel repertorio burocratico austriaco c’è una frase esatta è quella che chiama potere irresponsabile quello di certi signori.

Comunque si chiami, sia esso l’Erede al trono o chi si voglia, l’autore di questa politica di compressione verso il Trentino, di odio verso la na-