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capo settimo | 61 |
6. Ma le nazioni cristiane possono ammalare, non morire, dice ammirabilmente il nostro Gioberti1. E la storia del secolo xi non solo prova la verità, ma dà le ragioni di tal fatto, accenna i modi del risanamento delle nazioni cristiane. Il rimedio che queste hanno e le antiche non avevano, è la Chiesa cristiana; la quale incorruttibile essa, basta a preservarle da mortai corruzione, basta a preservare la virtù, la operosità cristiana risanatrice. Pareva allora corrotta la stessa Chiesa, ma non era. Incorrotti molti membri di essa, si ritrassero dal mondo, ne’ monasteri. Fondaronsi quelli di Cluni, di Cisterzio, della Certosa, di Camaldoli, di Vallombrosa e molti altri; il cui merito massimo non fu, come si suol dire troppo umilmente, l’aver serbati i manoscritti o le lettere o l’agricoltura, ma la virtù; dico la severa e cristiana virtù. La storia di que’ chiostri d’intorno al 1000 è una meraviglia, un miracolo continuo. Un uomo, un santo sdegnavasi contro al secolo (quel secolo da fulminare allora veramente), contro ai costumi secolari, ecclesiastici, monacali. Quindi facea disegno di fondar un monastero nuovo, di restituire in esso la disciplina; fondavalo con due o tre compagni; l’estendeva a qualche centinaio di monaci; fondavane altri
- ↑ Del primato, ec., t. II, p. 337.