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52 | delle speranze d’italia |
principi, degli uomini come sono, di quelli che sono ora, o son probabili per l’avvenire, ne’ secoli come corrono, nell’Italia com’è ridotta. E pogniamone uno od anche due uomini grandi, arditi e quasi avventati come avrebbero ad essere per proporre e firmar quel trattato; tali non sarebbero gli altri cinque, o almeno quattro o tre o due od uno; non essendo probabile nè possibile che tra sei o sette uomini quali ch’ei sieno, principi o no, si incontrin mai sei o sette uomini grandi, arditi e generosi; e bastando uno o due, che mancassero, a fare quasi nullo l’effetto dell’ideata confederazione. — Due sorta di possibilità sono negli affari umani: la condizionale e la assoluta. Ma finchè rimane impossibile la condizione della prima, questa rimane impossibilità pari alla seconda; e non vai la pena di fermarci a considerare l’una più che l’altra. Io vorrei averne smentita dal fatto: io auguro alla patria mia sei o sette principi capaci d’ideare, trattare, firmare e mantenere tal atto, come sarebbe una confederazione italiana senza stranieri.
5. All’incontro facciam l’ipotesi che non fosse più la provincia straniera. In qualunque maniera ne rimanesse divisa l’Italia, quanti e quali che fossero i principati risultanti, la confederazione sarebbe fattibile, facile a farsi, tutta fatta. La differenza stessa delle situazioni e delle potenze vi