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delle speranze d’italia |
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essere rispettati, quale opinione pubblica regnerà allora, l’aggiugnere particolari panni esuberanza, difficoltà aggiunta alle difficoltà naturali. Non che questo preveder lungo sia (come dicono alcuni) quasi usurpazione d’uffizio contro alla Provvidenza. Lunganime è la Provvidenza, nè si offende di chi con animo sincero e rispettoso tenta indovinarle gli arcani; il nostro Dio è Dio geloso contro a chi il tradisce, non contro a chi si addentra in lui con amore e fiducia. Ma più gelosi sono gli uomini, e fra lutti, gli uomini di stato; e lasciano bene, talora, che noi uomini di penna spaziamo sulle generalità; ma se scendiamo ai particolari, di che pretendono essi la privativa, allora ei sono pronti a farci mal viso; a rimandarci al nostro mestiero, ad annientare di un tratto l’idea proposta, sotto i nomi d’idea da scrittore, da filosofo, da sognatore. E noto il detto usuale di Napoleone, che qualunque idea non gli andasse a grado, o s’opponesse alla pratica sua, la tacciava d’Idealismo. E molti uomini di pratica, senza esser Napoleoni, hanno preso il modo di lui; e perchè non quadra alla pratica un particolare aggiunto all’idea della confederazione italiana, diranno o dicono: filosofia! e passan oltre. A me par più giusto dire: è idea senza paragone più vicina a pratica che niuna delle proposte finora, salvo forse un solo particolare, che convien dunque esaminare.