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capo quinto | 41 |
to letterario, è un fatto nazionale. Non importa, che altri possa pretendere d’aver avuta od anche espressa la medesima idea. Delle idee come dell’invenzioni ha men merito chi le concepisce o le accenna adombrate, che chi le svolge in modo da divulgarsi ad utile comune. Nè importerà che l’idea proposta sia criticata, migliorata o guastata da altri poi; egli è appunto da tali incontri che può venir la luce, da tali discussioni l’opinione, dall’opinione universale la possibilità dell’esecuzione. Ed aggiugnerei, che non è se non dal passar così ne’ tre gradi di discussione, opinione, ed esecuzione che può venire il sommo grado di gloria al proponitore; se non che, volendo disporre un Gioberti a tollerare contraddizione, mi paiono più a proposito argomenti di patria utilità che non di propria gloria. Egli non ha voluto senza dubbio dare un’idea morta, ma una viva; non una immobile, ma una capace di progredire; non un’utopia da rimaner proprietà dell’autore, ma un gran pensiero da diventar nazionale, e soprattutto efficace.
5. Epperciò noterò arditamente una che mi pare esuberanza, ed una che mi pare deficienza nella proposizione di lui. — Quando d’un ordinamento proposto sono incerti il tempo, l’occasione in che si eseguirà, e chi, quali e quanti l’eseguiranno, quali interessi lo moveranno e vorranno