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delle speranze d’italia |
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forti e così vicini, non si spiega con gli aiuti dei Greci deboli e lontani; non si può spiegare se non colla esistenza di confederazioni, quali che fossero, simili a quella accennata indubitabilmente dal nome della Pentapoli. E se così fu, si potrebbe forse far risalire a Gregorio Magno la rinnovazione delle confederazioni italiane. Ma io crederei che debbasi tal somma gloria a quel Gregorio II, il quale sin dal principio del secolo viii riunì sotto la presidenza sua una confederazione di città poco diversamente indipendenti quinci e quindi da’ Longobardi e da’ Greci; quel Gregorio II, che aspetta solamente uno storico o biografo o monografo, per esser posto pari a qualunque de’ maggiori papi politici. I successori del quale poi, lasciate improvvidamente le confederazioni, chiamati i Franchi ed avutane signoria su Roma ed altre città, serbarono queste più o meno indipendenti parecchi secoli, non con altro modo se non tornando alle confederazioni. E Gregorio VII, in mezzo a tutte le sue grandezze, fu grandissimo confederatore di città; intorno a Roma, in Toscana, in Puglia, intorno a Milano. Ma il confederatore massimo fu Alessandro III, la confederazione grandissima fu la Lega di Lombardia: quella che essa pure (vergogna nostra) aspetta uno storico. Dall’elezione di Gregorio VII alla pace di Costanza, dal 1073 al 1183 corre un lungo secolo, solo o som-