34 |
delle speranze d’italia |
|
sarebbero pure l’ordinamento più impossibile ad effettuarsi. Pensare, che col discredito, col ribrezzo, colla paura, esagerata o no, che s’ha in tutta Europa delle repubbliche, si tollerassero in Italia dalle potenze straniere le quali hanno quelle paure; pensare che i principi italiani, che i lor aderenti soffrissero la propria distruzione, non provvedessero a quella conservazione di sè, che è primo istinto, prima forza, primo diritto e dovere d’ogni persona individuale o complessa; pensare che la pluralità della nazione italiana si lasciasse far legge da pochi i quali, sani od insani, spensierati o provvidi, si farebbero ad ogni modo sovvertitori di tutti gli interessi, di tutti i diritti, di tutti i doveri presenti: sarebbe pensare che noi non siamo nel secolo xix, in un secolo di civiltà progredita, cioè appunto di quegli interessi, que’ diritti e que’ doveri meglio sentiti, e più rivendicati da ciascuno; sarebbe pensare che si possa tornare ai tempi barbarici; sarebbe anzi inventare una barbarie non mai veduta, posciachè nemmeno ai tempi barbarici non si fece mai tale astrazione da ogni fatto e diritto attuale, tal campo raso. — E il vero è che tutti quanti questi sogni, se non fossero più sogni, se potessero passare ad esecuzione, sarebbero scelleratezze, delitti di lesa-civiltà.