to? si distruggerebbero questi che sono pur edifizii della presente civiltà? si farebbe campo nudo di tutto ciò per riedificarvi le macerie del medio evo, o le pelasgiche, o ciclopee? E questo si chiamerebbe liberalità e progresso? Ma! il progresso e la liberalità vanno innanzi e non indietro, edificano e non distruggono, si giovano di ciò che è, per aggiungervi ciò che manca; capiscono ogni bellezza, riconoscono ogni bontà, e fan virtù del conservarle ed accrescerle. Pogniamo che si sciolgano gli Stati Italiani presenti; per esempio Toscana nelle repubblichette antiche di Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, e nella nuova di Livorno, che ben vi potrebbe pretendere. Non sarebbe egli gran peccato veder disfatto quel bello e lieto stato di Toscana? e morte le speranze delle vie moltiplicate, del commercio accresciuto, dell’arti, delle lettere riunite in grandi studi, speranze che non possono effettuarsi oramai se non per le forze congiunte di tutte quelle città? Non parlo dell’agguerrito Piemonte, e di Napoli, che s’agguerrisce. S’intende, che si scioglierebbono quegli eserciti Italiani ed or esistenti, che non si accrescerebbero quell’armate navali or nascenti; che si tornerebbe alle milizie ed alle navi municipali del medio evo. Se non che ai nostri di nè milizie nè navi non si hanno se non dagli Stati ricchi, e non sono più ricchi se non i grandi;