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restaurano. Il sogno ghibellino non s’effettuò, nemmen quando l’Italia era abbandonata a Germania da tutte le altre potenze cristiane; quando Germania era tenuta per posseditrice legittima d’Italia, e Italia scotente il giogo, per provincia sollevata; quando non uno o due scrittori, non alcuni congiurati, non alcuni impazienti, ma quasi tutti i principi, e la buona metà dei popoli nostri eran ghibellini; quando rimaneva talor sola a propugnar l’indipendenza or Milano, or Alessandria, or Ancona, più sovente Firenze o Roma; ondechè non è probabile nè possibile che riesca il sogno neo-ghibellino, ora che ha ed avrà contra sè tutti i principi italiani, tutti i popoli loro, e della provincia straniera, e poi Francia, Spagna, e Germania stessa, ed intiera la Cristianità. Il Neo-Ghibellinismo è una illusione o delusione simile a quella di tutti i sovvertitori, quando vogliono sacrificare il presente al futuro. Il Gioberti è ammirabile in questo particolare, e sarebbe tutto danno mio il voler insistere su ciò che è così ben provato da lui: che le rivoluzioni immaginate da’ pochi non si fanno da’ molti; i quali non ne fanno mai se non per oltraggi presenti e gravissimi. Ma fra le rivoluzioni non fattibili, la men fattibile fu sempre quella che sacrifichi l’indipendenza presente per una eventuale. Lo sanno adulti e bambini, che ciò che si pren-