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18 | delle speranze d’italia |
Nè di tuttociò mancheranno agli storici futuri citazioni e documenti. Ma io scrivo a’ contemporanei; i quali sanno quanto o meglio di me, che il sogno del regno d’Italia fu Se non universale, molto frequente a quell’epoca.
3. E che fosse sogno basterebbe forse a dimostrarlo, il fatto che non s’effettuò. Accenniamone tuttavia le ragioni, chiare ora. Principi, uomini di governo, popolani, congiurati, e sudditi varii, volevano il regno, ognuno a modo suo; i congiurati, i popolani non tanto il regno, quanto gli ordini sognati liberi nel regno sognato, un sogno allora aggiunto all’altro, la libertà all’indipendenza. I prìncipi avrebbon voluto indipendenza, ma non guari libertà. I grandi, nobili, ricchi, notabili d’ogni maniera volevano aristocrazie; i non distinti per nulla, democrazie, secondo il solito. E secondo il solito Napoli s’avventava; e contro al solito Milano aspettava, Torino si muoveva; con una differenza, un disaccordo di mosse, da far presagire un disaccordo anche maggiore di scopo, quando fosse venuto a palesarlo ciascuno. Ed Austria era lì a valersi del disaccordo; Francia non v’era ad opporsi; Inghilterra ed altri non se ne curavano. Gli assennati l’avevan preveduto; alcuni generosi s’eran sacrificali; molti ambiziosi s’eran perduti. E n’erano usciti grandi insegnamenti, non nuovi per vero dire ma sem-