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10 | delle speranze d’italia |
ta, tant’è ch’ei non continui. Questo scritto s’appoggia tutto sulla incontrastabilità e sulla importanza di quel fatto; non si rivolge se non a coloro che prendendo la parola d’indipendenza nel senso comune, accettato dentro e fuori, credono che una gran parte d’Italia non l’ha; e che una nazione, di cui gran parte non l’ha, non è nè può dirsi politicamente ben ordinata.
2. E continuando dunque con questi, osserverò soprabbondantemente: che la dipendenza di una provincia nostra dallo straniero, non solamente distrugge ogni bontà, ogni dignità dell’ordinamento in quella provincia; ma guasta, fa men degni gli ordini dell’altre provincie; non lascia compiutamente indipendenti nemmeno i veri Stati, i principati italiani. Gli esempi di ciò sarebbero facili a darsi, e moltiplici; ma forse noiosi ed odiosi. Ed io me ne rimetto a tutti gli Italiani, empiii ai più informati, a quelli che son più su ne’ segreti e nelle pratiche de’ nostri governi. Niuno di essi negherà, che nei disegni, nei fatti, sovente nelle massime, talor nelle minime azioni governative, si senta, sia grave, sia più grave che qualunque altra potenza straniera, quella che signoreggia una provincia italiana. Non parlo di forme, e nemmeno di trattati; i quali so che riconoscono le nostre indipendenze come assolute. Ma non son eglino altri trattati che le