Pagina:Cesare Balbo - Delle speranze d'Italia.djvu/23


dedica seconda xvii

pa, in un libro che pretenda a qualche gravità, crescono per le mani poi le difficoltà e talora le impossibilità intrinseche agli scrittori estremi, ma sinceri. Ed a questi è ch’io dico: vogliate prendere la penna in mano e distribuir capitoli ed argomenti, e pesar ragioni l’une con l’altre, e cassare contraddizioni, ed aggiungere complementi; e vedrete quali libri usciranno dalle esagerazioni; o piuttosto vedrete, che non farete libri o che vi modererete da voi. — In tutto il corso del presente scritto io ho fatto poca conto di letterati e di libri, e il rifò; perchè un libro è in somma poca cosa dappertutto, pochissima in Italia, dove colle due censure un libro di interessi Italiani è ingrato a fare, difficile a pubblicare, impossibile a diffondersi, ondechè non può avere se non effetto minimo sull’opere nazionali. Ma i libri, inutili sempre a chi non li legge, poco utili talora a chi li legge, hanno almeno questo di buono per chi li fa: che non si posson fare, se non più moderati di gran lunga, che non i semplici detti, e talor che le azioni; hanno questo vantaggio, di non potersi scrivere da niun uomo sincera senza moderar le proprie opinioni. Ei fu già osservato e detto da gran tempo: che la pratica degli affari pubblici suol moderar gli uomini più estremi; che le opposizioni venute al governo si moderano naturalmente. Ma la pratica dello