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xvi dedica seconda

altri disperanti; servito almeno all’ozio universale, figliuol consueto delle reciproche paure. Peccato, ch’io non abbia pensato in tempo a tutti costoro, a tutto ciò!

Ma ora non v’è rimedio: il libro è fatto ed è lì; manifesto di speranze moderate, co’ suoi tre capitoli rivolti contro a quelle di tutto mutare, e co’ suoi dieci contro a quelle di tutto conservare; ondechè il meglio che se ne possa fare oramai, è compararlo co’ manifesti delle due parti estreme. Perciocchè molti di questi furono fatti da gran tempo; e si possono fare facilmente da destra e da sinistra tutto dì, che che si dica in contrario. Que’ di destra si possono fare e pubblicare più facilmente in Italia, que’ di sinistra più facilmente fuori, che non si potè da me. Il mio libro ebbe incontro a sè, quelle due censurerà pubblica e la segreta, testè dette; mentre i libri estremi non avrebbero se non l’una o l’altra. Ma il fatto sta, che non sono queste censure altrui, l’impedimento massimo a far libri di parti estreme; è la censura propria, è l’impossibilità di far gravi, sinceri, leggibili, o almeno durevolmente letti tali libri. Di corsa, in segreto, tra pochi, tra consenzienti e confratelli tutto è facile ad esprimersi, tutto facile ad esagerarsi; e l’una esagerazione s’accavalla anzi sull’altra continuamente. Ma in iscritto, ma in istam-