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capo settimo 93

da Austriaci o Francesi e talora (vergogna!) da Italiani, nulla così sospetto, o perseguitalo, a proibito, come l’interesse, come il nome stesso d’Italia. Non poteva venir bene ad una nazione così mal progredita per anco, così male apparecchiata. — E di fatti Piemonte assalito primo, gridò, chiamò confederazione, ma invano. Napoli mandò due reggimenti di cavalli, e credette aver mandato degno aiuto. Austria sì mandò; ma altro che aiuto! un esercito d’occupazione. E tra l’armi proprie e il mal aiuto, Piemonte si difese pur bene tre anni; ma poi tra l’une e l’altro passò Bonaparte battendo di qua battendo di là, che non avrebbe battuto forse (come disse pochi anni dopo un suo intrinseco a un ambasciadore Piemontese a Parigi) se avesse avuto dinnanzi solamente o gli uni o gli altri; o piuttosto, dirci io, se avesse avuti solamente Italiani, soli interessati vivamente a non lasciar passare. Ma aperta allora la penisola, fu corsa poi a vicenda da Francesi, Austriaci, Tedeschi d’ogni sorta, Ungheri, Slavi, Inglesi e fin Turchi per 18 anni; provate repubbliche, provato un regno d’Italia, provate divisioni nuove in lungo ed in largo, sollevate parti nuove, parte francese, parte austriaca, parte regia, parte popolare, parte di chiesa, parte filosofica, tutte le parti, salvo parte italiana; un Cinquecento novello, meno l’eleganza, le lettere e le