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90 | delle speranze d’italia |
te di Firmian; ed in Piemonte di Vittorio Amedeo II e Carlo Emmanuele III; i tempi che il Piemonte fatto entrare da Emmanuel Filiberto nella politica, entrò finalmente pure nella coltura d’Italia, e v’entrò coi due gran nomi di Lagrangia e d’Alfieri. I miei leggitori hanno già potuto vedere che io non dò importanza ai fatti letterarii sopra quelli di civiltà o di virtù nazionale) ma questo dell’essere entrata una gran parte d’Italia nella comunanza de’ pensieri italiani mi sembra fatto più che letterario, e che fu e può essere fecondo di civiltà e virtù. Quelle rinnovazioni che accennammo venir naturalmente dall’una all’altra nazione cristiana, sono forse anche più facili e più felici dall’una all’altra provincia d’una medesima nazione. E così (aggiugnendosi al Parini, il grande derisore dell’effeminatezze ereditate dal Seicento) il piemontese Alfieri fu il gran rinnovatore di virilità nelle lettere, e per le lettere nell’opinioni italiane. E così gli ozii e vizi! scemati, le operosità e virtù cresciute corrispondevano alla cresciuta, alla quasi compiuta indipendenza.
14. Ma qui si vede più che mai, che non è fatto nulla finché questa non è compiuta. Fu veduta da’ nostri padri, e udita da noi tutti in quegli anni di puerizia o gioventù le cui impressioni non si cancellano per prolungar di vita ne’ superstiti, e fu tramandata ai posteri dal Botta e