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delle speranze d’italia |
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vince e città, dava poderi e danari; e non aveva quindi nemmen la scusa di accrescere la potenza, diminuiva solamente la ricchezza della Santa Sede1. E questi sono i tempi che Francia, esclusa dalla penisola, non aveva nemmen bisogno di scendere per tiranneggiare Roma, e farsi fare scusa d’aver resistito alle proprie insolenze; i tempi in cui bastava un confessor di Ludovico XIV a turbar la quiete della curia romana. — E Venezia poi era indipendente; ma come usava l’indipendenza? Contro ai Turchi. Ed era bene senza dubbio; e le imprese di Candia e di Morea possono servire di consolazione a coloro che ne voglion trovare ad ogni modo. Ma queste imprese tanto vantate furono, o di conquiste mal assicurate e in breve lasciate, o di difese lunghe ma finite coll’abbandono; ondechè in somma elle dimostrano non altro che impotenza. La quale poi è confermata dalla sofferenza della repubblica in quella congiura, che più si spiega, più è brutta per Venezia; come la crescente e già incancherita corruzione di lei è confermata poi da tutti i particolari di quelle guerre, di quella congiura, e di tutta la storia di que’ tempi. Ora è un’altra moda, di esaltar Venezia, e dir immeritate le mi-
- ↑ Vedasi la storia scritta dal Cardinal Pallavicini, e recentemente pubblicata, di papa Alessandro VII.