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prefazione | 11 |
quantunque timidamente, nel secolo XIV e crescono sempre, ciò che si spiega benissimo, trattandosi d’una città così maravigliosa per bellezza di natura e d’arte. E forse le prime del genere, quantunque esigue, sono formate dalle miniature della cronaca di Domenico Lenzi biadaiolo, manoscritta nella Biblioteca Laurenziana, e dai disegni a penna del Decamerone, manoscritto nella Biblioteca Nazionale di Parigi, cui seguì, nel secolo XV, la raccolta delle Chiese fiorentine, disegnate nel codice di Marco di Bartolommeo Rustichi, che si conserva nel Seminario di Firenze.
VII. - Loggia della Misericordia o del Bigallo nel 1515.1 Non è qui possibile «ridir di tutte appieno». Esse, col tempo, diventano moltissime anche come illustrazioni di libri, e posson essere argomento di uno studio speciale e vasto per chi si occupi in modo esclusivo di topografia fiorentina. Non volendo però tacere i nomi degli artisti che si sono dedicati, con ispecial gusto, amore ed abbondanza, a riprodurre le parti più belle o singolari di Firenze, ricorderò per primo Giuseppe Zocchi fiorentino, nato nel 1717. Di lui Luigi Lanzi produce «notizie ricevute dalla nob. casa Gerini, che, giovinetto, lo prese in protezione; e, dopo i primi studi fatti in Firenze, lo mandò a Roma, in Bologna e per la Lombardia a trar profitto da ogni scuola». Egli dipinse a preferenza prospettive, ritrasse feste, e morì nel 1767.
Nel secolo XIX, col numero dei paesisti aumentò, di ragione, quello dei pittori che ritrassero Firenze. Si può anzi asserire che nessun pittore omise di far qualche piacevole bozzetto d’alcune sue parti, e in ispecie di quel Mercato Vecchio che, proprio il nostro tempo, lasciò interamente
- ↑ VII. - Loggia della Misericordia o del Bigallo nel 1515, dalla predella di Ridolfo del Ghirlandaio sottoposta all’ancona con le figure della Madonna, del Bambino e di due angioli scolpite da Alberto Arnoldi e che si veggono nell’oratorio dello stesso Bigallo. La piccola storietta basta a mostrare dove si trovavano gli affreschi di Niccolò di Piero e d’Ambrogio Baldese (1386), un frammento dei quali, staccato dal muro, si custodisce ora nella Sala detta del Consiglio del Bigallo. (Raccolta topografica degli Uffizi. — Fotografia dei Fratelli Alinari).