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di cennino cennini. | 47 |
e va’ rifermando bene ogni contorno (naso, occhi, labbri, e orecchie), di questo verdaccio. Alcuni maestri sono che adesso, stando il viso in questa forma, tolgono un poco di bianco sangiovanni, stemperato con acqua; e vanno cercando le sommità e rilievi del detto volto bene per ordine; poi danno una rossetta ne’ labbri e nelle gote cotali meluzzine; poi vanno sopra con un poco d’acquerella, cioè incarnazione, bene liquida; e rimane colorito. Toccandolo poi sopra i rilievi d’un poco di bianco, è buon modo. Alcuni campeggiano il volto d’incarnazione, prima; poi vanno ritrovando con un poco di verdaccio e incarnazione, toccandolo con alcuno bianchetto: e riman fatto. Questo è un modo di quelli che sanno poco dell’arte: ma tieni questo modo, di ciò che ti dimosterrò del colorire; però che Giotto, il gran maestro, tenea così. Lui ebbe per suo discepolo Taddeo Gaddi fiorentino anni ventiquattro; ed era suo figlioccio; Taddeo ebbe Agnolo suo figliuolo; Agnolo ebbe me anni dodici: onde mi mise in questo modo del colorire; el quale Agnolo colorì molto più vago e fresco che non fe Taddeo suo padre.
Prima abbia un vasellino: mettivi dentro, piccola cosa che basta, d’un poco di bianco sangiovanni, e un poco di cinabrese chiara, squasi tanto dell’uno quanto dell’altro. Con acqua chiara stempera ben liquidetto; con pennello di setole morbido, e ben premuto con le dita, detto di sopra, va’ sopra il tuo viso, quando l’hai lasciato tocco di verdeterra, e con questa rossetta tocca i labbri, e le meluzze delle gote. El mio maestro usava ponere queste meluzze più in ver le orecchie che verso il naso, perchè aiutano a dare rilievo al viso; e sfummava le dette meluzze d’attorno. Poi abbi tre vasellini, i quali dividi in tre parti d’incarnazione; che la più scura, sia per la metà più chiara che la rossetta; e l’altre due di grado in grado più