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di cennino cennini. 3

tro. Il quale Giotto rimutò l’arte del dipignere di greco in latino, e ridusse al moderno;1 ed ebbe l’arte più compiuta che avessi mai più nessuno. Per confortar tutti quelli che all’arte vogliono venire, di quello che a me fu insegnato dal predetto Agnolo mio maestro, nota farò, e di quello che con mia mano ho provato; principalmente invocando l’alto Iddio onnipotente, cioè Padre, Figliuolo, Spirito Santo; secondo, quella dilettissima avvocata di tutti i peccatori Vergine Maria, e di santo Luca evangelista, primo dipintore cristiano, e dell’avvocato mio santo Eustachio, e generalmente di tutti i santi e sante del paradiso. Amen.


Capitolo II.

Come alcuni vengono all’arte, chi per animo gentile, e chi per guadagno.


Non sanza cagione d’animo gentile alcuni si muovono di venire a questa arte, piacendogli per amore naturale. Lo intelletto al disegno si diletta, solo che da loro medesimi la natura a ciò gli trae, senza nulla guida di maestro, per gentilezza di animo. E per questo dilettarsi, seguitano a volere trovare maestro; e con questo si dispongono con amore d’ubbidienza, stando in servitù per venire a perfezione di ciò. Alcuni sono, che per povertà e necessità del vivere seguitano, sì per guadagno e anche per l’amor dell’arte; ma sopra tutti quelli, da commendare è quelli che per amore e per gentilezza all’arte predetta vengono.

  1. Il Vasari dona a questo passo un senso figurato. Io però lo credo proprio, essendochè Giotto tolse via quella goffa maniera de’ greci moderni, e ne fece una tutta latina, cioè italiana. (T.)