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2 | trattato della pittura |
renziate l’una dall’altra; e fu ed è di maggiore scienza l’una che l’altra; chè tutte non potevano essere uguali; perchè la più degna è la scienza; appresso di quella séguita alcuna discendente da quella, la quale conviene aver fondamento da quella con operazione di mano: e questa è un’arte che si chiama dipignere, che conviene avere fantasia, con operazione di mano, di trovare cose non vedute (cacciandosi sotto ombra di naturali),1 e fermarle con la mano, dando a dimostrare quello che non è, sia. E con ragione merita metterla a sedere in secondo grado alla scienza, e coronarla di poesia. La ragione è questa: che il poeta, con la scienza prima che ha, il fa degno e libero di poter comporre e legare insieme sì e no come gli piace, secondo sua volontà. Per lo simile al dipintore dato è libertà potere comporre una figura ritta, a sedere, mezzo uomo, mezzo cavallo, sì come gli piace, secondo sua fantasia. Adunque, o per gran cortesia o per amore, tutte quelle persone che in loro si sentono via o modo di sapere o di potere aiutare ed ornare2 queste principali scienze con qualche gioiello, che3 realmente senza alcuna peritezza si mettano innanzi, offerendo alle predette scienze quel poco sapere che gli ha Iddio dato.
Sì come piccolo membro essercitante nell’arte di dipintoría, Cennino di Drea Cennini da Colle di Valdelsa, nato, fui informato nella detta arte dodici anni da Agnolo di Taddeo4 da Firenze mio maestro, il quale imparò la detta arte da Taddeo suo padre; il quale suo padre fu battezzato da Giotto,5 e fu suo discepolo anni ventiquat-