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xx prefazione.

porre e distendere l’una accanto all’altra liberamente tutte le tinte; e per l’arrendevolezza e docilità dei colori, può col franco condurre del pennello mescolarli e unirli in un insieme armonioso, da far parere l’opera sua di un sol getto. Per tal maniera si ottiene la nettezza del colore, le delicate mezzetinte, il modellato, il lucido e il trasparente. Le quali doti sono proprie sopra ogn’altra, della pittura a olio, e si rinvengono copiosamente ed eccellentemente nelle tavole del Van-Eyk. Non dovendosi dunque più sovrapporre i colori l’uno all’altro a strati leggieri simili a velature, ma sì bene fonderli e unire con pastosità e di corpo,1 il lavoro viene semplificato, e riducesi alle poche operazioni del primo colore, del rimpastare, e dell’ultima mano; nè più fa d’uopo di aspettare tra l’una operazione e l’altra, che il colore diventi secco, siccome accadeva nel dipingere a tempera. Se dunque l’aver sostituito un nuovo olio a quello di linseme, e una nuova vernice, fu un gran passo verso il perfezionamento della disciplina pittorica; l’aver trovato un nuovo metodo di dipingere a olio più spedito, più ricco e più vago di quello a tempera, condusse quest’arte alla maggior sua perfezione; anzi fu un vero rivolgimento, che aprì alla pittura un campo più vasto e più vario, e dètte principio a un’èra piena di nuove e inattese maraviglie.

Facile è poi lo spiegare come avvenisse che il Van-Eyk fosse detto l’inventore della pittura a olio. A’ tempi ne’ quali

  1. Avvi nel capitolo XCIII del Cennini una espressione consimile, la quale mostra che egli non ignorava in che consistesse la pratica del dipingere de’ Fiamminghi. Dopo aver detto del modo di macinare i colori coll’olio, invece che coll’acqua, insegna, allorchè si venga ad operarli, di commettere bene l’un colore coll’altro; aggiungendo che i colori sieno ben sodetti. Del resto Cennino trattando della pittura non poteva trascurare questa pratica: ma poi ritorna al dipingere a tempera che egli amava più, o anteponeva al dipingere a olio.