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xiv | prefazione. |
alberi, montagne ed ogni oggetto; dei mordenti; delle vernici e del vernicare; dei lavori di vetro e del musaico; del miniare e mettere d’oro in carta; del modo di lavorare in tela e in seta, in panni e in lana; del fare elmi per tornei e giostre, cimieri, cofani e forzieri; dell’improntare di naturale e del gettare dal vivo in gesso.
Il Cennini, adunque, comprende l’arte in tutta la universalità sua, e nell’unità delle sue pratiche; così dalle prime e più dozzinali faccende del mestiere conduce il discepolo fino a’ più alti e nobili uffici dell’arte. Ondechè in questo Trattato si contengono altre ricette e segreti non pertinenti veramente alla pittura, a’ quali il Cennini dette luogo nel suo libro, stimando egli, insieme con tutti i suoi coetanei e compagni, che l’arte fosse disciplina e mestiere ad un tempo, e che perciò potessero colle tecniche ad essa proprie mescolarsi anche le ricette delle arti meccaniche e manuali. Tali sono: la colla per incollare pietre (cap. cvi); o vasi di vetro (cvii); la colla di pesce, quella per legnaioli, per sellari e per altri maestri (cviii e ix).
Dopo aver detto in generale di quali materie tratta il libro del Cennini, dovremmo tenergli dietro ad esaminare e comprovare le sue esperienze: ma questo sarebbe assunto maggiore delle nostre forze; nè solo basterebbe il conoscersi di chimica, di metallurgia e di geologia, ma si richiederebbero eziandio altre notizie e pratiche che noi non abbiamo. Puossi nonpertanto affermare, per testimonianza di alcuni pochi dei nostri artisti che hanno assai studiato negl’insegnamenti di Cennino, che a molte di quelle pratiche si perviene, e che non tanto le conferma l’esperienza, quanto sono buone in effetto, e meritevoli ancora di esser rimesse in corso.