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PREFAZIONE. xi

rebbe ch’egli, nato circa al 1372, fosse ne’ suoi ventiquattro alla morte del maestro. Dopo il qual tempo, o condottovi da Bonifazio Lupi, o chiamato dal Carrarese, poniamo che egli andasse a Padova; e di più ch’egli chiudesse i suoi giorni in questa città, non avendo trovato di lui memoria di sorta, che a ciò contraddica.

Ma perchè l’Archivio di Padova fatalmente fu distrutto da un incendio nel 1420, ci è tolto di potere dare a queste conghietture quell’aiuto che apportano le scritture e le testimonianze antiche, le quali sogliono d’ordinario non solo farle probabili, ma talora mutarle in fatti veri ed accertati.

Per buone ragioni e riscontri, è per noi provato ancora, che il Cennini dovè por mano a scrivere il suo libro nella sua dimora in Padova, e non prima; argomentandosi questo e da ciò che abbiamo detto, e dalle parole del volgar veneto e padovano che egli mise dentro al suo libro, accompagnate dalla voce toscana che a quelle corrisponde, come per ispiegare e rendere intelligibili più facilmente a’ Padovani le sinonimíe tra’ due volgari. Questa, secondo noi, è la ragione, per la quale nel libro del Cennini s’incontrano parole del padovano; e non quella che ne dà Salvatore Betti, il quale vorrebbe vedere in quelle sinonimíe non altro che interpolazioni dell’amanuense; nè moltomeno l’altra del Tambroni, a cui quegli idiotismi paiono «voci contadinesche» cadute dalla penna dell’autore, le quali egli cercò di raddrizzare col porvi accanto la parola usata in Toscana. Un altro indizio ch’egli scrivesse il suo libro a Padova si ha dall’avere tra’ santi, sotto il cui patrocinio pone la sua fatica, invocato Sant’Antonio da Padova; e da quel che è nel cap. clxxx, dove sconsigliando le donne dall’usare acque medicate per la pelle, dice che le