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x | prefazione. |
ma eziandio perchè Cennino non fu mai nelle Stinche: come ce ne siamo assicurati, cercando con diligenza negli Atti degli Ufficiali delle Stinche dell’anno 1437 o di quel torno. Perciò quella scritta non spiega altro, se non che il libro fu finito di copiare nel 31 di luglio del 1437, da un ignoto che tacque il suo nome, e che era sostenuto (per debiti civili) nelle carceri delle Stinche di Firenze. E questa, che è pure l’opinione di Antonio Benci,1 ci pare la sola spiegazione ragionevole di quel ricordo.
E i predetti documenti avvalorano di tanto questa congettura, che ormai per noi è chiaro che il Cennini compose il suo libro non nel 1437, ma molti anni più avanti, ed anzi quando dimorava in Padova, siccome con altre ragioni filologiche confermeremo, dove si parlerà del suo Trattato.
Dicemmo qui sopra che il Cennini potè recarsi a Padova quando era ancor giovane; e tessiamo così la nostra congettura, ricomponendo le date croniche in modo diverso dal Tambroni. Egli si confessa discepolo d’Agnolo Gaddi, e informato da lui all’arte della pittura per dodici anni.2 Il Gaddi morì nella metà d’ottobre del 1396.3 Mettiamo che i dodici anni che Cennino stette sotto la disciplina d’Agnolo, fossero gli ultimi della vita di questo maestro; e così che Cennino si fosse posto al pittore sotto di lui nel 1384; quando cioè aveva presso a dodici anni d’età; ne segui-
- ↑ Vedi nell’Antologia di Firenze, quaderno di giugno del 1821.
- ↑ Trattato, pag. 2.
- ↑ II mese e l’anno della morte di Agnolo Gaddi si ha dai Registri dei morti, tenuti dagli Ufficiali della Grascia, detti i Libri dei Becchini, dove si trova la seguente memoria: «1396. Die xvj mensis ottob. Angelus Tadey taddi (sic, invece di Gaddi) pictor, de populo Santi Petri Magioris, (sic) Quarterio Santi Johannis, seppultus in ecclesia Sante Crucis. Retulit Dopninus Fortini becchamortus: banditus fuit.»