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prefazione. ix

della cappella dell’Arena in Padova, che le Guide danno o a Taddeo Bartoli o a Taddeo Gaddi, e i più li credono di un ignoto pittore giottesco.

I documenti surriferiti importano eziandio assaissimo per la rettificazione delle date croniche della vita del Cennini, e servono d’appoggio a nuove congetture. Il pernio, per dir così, della cronologia biografica del Cennini, è posto, dal Baldinucci fino al Tambroni, nell’anno 1437 segnato in fine del Codice Laurenziano del suo Trattato della Pittura. Anche innanzi la scoperta di questi documenti, noi abbiamo dubitato che il ricordo scritto in fine di quel codice, che dice: finito libro, referamus gratias Xpo. 1437. A dì 31 di luglio ex Stincarum etc., non sia dell’autore. Esso non può indicare altro che il luogo e il tempo in che fu fatta questa copia; perchè gli autori solevano formare ben diversamente la chiusa del proprio libro; spesso dicendo: scriptus et compositus per me ec., quando, oltre all’averlo composto, si prendevano la fatica di ricopiarlo; a differenza dei copiatori, che dicevano: scriptus o exemplatus per me. Oltracciò è da osservare col Benci, che gli scrittori, i quali fossero stati afflitti da qualche sventura, non lasciavano di notarla, ancorachè non componessero l’opera in quel tempo. Sicchè se Cennino avesse dettato il suo libro mentre era sostenuto in carcere, l’avrebbe in qualche luogo detto, e forse soggiunto d’essersi posto a scrivere a sollievo e consolazione del suo travagliato animo. Ma egli dice solamente di aver preso questa fatica per confortare quelli che all’arte vogliono venire.1 Nè il Vasari nè altri facendo parola di queste circostanze della vita di Cennino, ne segue che il ricordo non possa essere dell’autore. E questo è non solo per le ragioni dette,

  1. Trattato ec., cap. I.