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142 | trattato della pittura |
tale di quel che vuoi: o vero che in tavola ti bisogna alcun rilievo, come teste di uomini e di lioni o di altri animali, o figurette piccole. Lascia seccare la ’mpronta che hai fatto di cera: poi l’ungi bene con olio da mangiare, o vuoi da bruciare. Abbi il gesso sottile o grosso, macinato con colla un poco forte: butta di questo gesso caldo sopra la detta impronta: lascialo freddare. Freddo che è, con la punta del coltellino dispartisci un poco di questo gesso dalla impronta. Poi in su questo spartito soffia bene forte. Ricevi in su la mano la tua fìguretta di gesso: e sarà fatta. E per questo modo ne puoi fare assai: e serbatele. E sappi, ch’è migliore farne di verno, che di state.
Capitolo CLXXXVIII.
Come s’impronta una moneta in cera o in pasta.
Se vuoi improntare santelene, ne puoi improntare in cera o in pasta. Falle seccare, e poi distruggi del zolfo: fallo buttare nelle dette impronte, e sarà fatto. E se le volessi fare pure di pasta, mescolavi minio macinato, cioè la polvere asciutta mescola con la detta pasta. E falla sodetta a tuo modo, sì come ti pare.
Capitolo CLXXXIX.
Come s’impronta un suggello o moneta con pasta di cenere.
Se volessi improntare suggello o un ducato o altra moneta ben perfettamente, tieni questo modo; e tiello caro, ch’è cosa molto perfetta. Abbi una catinella mezza di acqua chiara, o piena, come tu vuoi. Abbi della cenere, mezza scodella. Buttala in questa catinella, e ri-