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114 | trattato della pittura |
volte: lassalo stare alcun dì. Metti il tuo oro propriamente come fai in tavola, e bruniscilo, tenendo di sotto alla detta tela una asse bene pulita e soda, avendo uno cuscino tra la tela e l’asse; e per questo modo granisce e stampa le dette diademe, e saranno proprie come in tavola. Ma convienti poi, perchè alcuna volta questi palii, che si fanno alle chiese,1 sono portati di fuora, piovendo; e per tanto bisogna provedere d’avere una vernice ben chiara, e quando vernichi il colorito, vernica un poco e le dette diademe o ver campo d’oro.
All’usato modo dell’ancone, ti conviene colorire di passo in passo in su la detta tela, ed è più dolce lavorare che in tavola; però che la tela ritiene un poco il molle; ed è proprio come lavorassi in fresco, cioè in muro. E ancora t’avviso che, colorendo, vuole essere molte e molte volte campeggiato i colori, assai più che in tavola, perchè la tela non ha corpo come l’ancona, e nel vernicare poi dimostra non bene, quando è campeggiata male. Medesimamente tempera i colori come in tavola. E più in ciò non mi distendo.
Capitolo CLXIII.
Come si lavori in tela nera o azzurra, o in cortine.
Se tu avessi avere a lavorare in tela nera o azzurra, sì come in cortine, distendi la tua tela a modo detto di sopra. Non ti bisogna ingessare: non puoi disegnare con carbone. Togli gesso da sartori, e fanne gentilmente cotali pezzoletti, come fai di carboni; e mettili per un bucciolo di penna d’oca, di quella grossezza che richiede.
- ↑ Nel codice Riccardiano dice: questi palii vanno alcuna volta che si fanno alle chiese. Ma noi abbiamo creduto di porre come è stampato.