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di cennino cennini. 75

E sappi che lo incollare e ingessare vuole essere il tempo alido e ventoso. Vuole essere la colla più forte di verno che di state; chè di verno il mettere di oro vuole essere il tempo umido e piovoso.


Capitolo CXV.

In che modo si debbe ingessare un piano di tavola, a stecca, di gesso grosso.


Quando l’ancona è ben secca, togli una punta del coltello a modo di una mella, che rada bene; e va’ cercando per lo piano se trovi nocciuoletto, o cucitura nessuna, e togli via. Poi abbi gesso grosso, cioè volterrano, ch’è purgato, ed è tamigiato a modo di farina. Mettine uno scodellino in su la prieta proferitica, e macina con questa colla bene, per forza di mano, a modo di colore. Poi il raccogli con istecca, mettilo in su ’l piano dell’ancona, e con una stecca ben piana e grandicella ne va’ coprendo tutti i piani, e dove puoi darne di questa stecca, sì ’l fa’. Poi abbi di questo cotal gesso macinato; scaldalo: togli un pennello di setole morbido, e danne di questo gesso sopra le cornici e sopra le foglie, e così ne’ piani, di stecca. Negli altri luoghi e cornici, ne da’ tre o quattro volte; ma ne’ piani non se ne può dar troppo. Lascialo seccare per due o tre dì. Poi abbi questa mella di ferro; va’ radendo su per lo piano. Fa’ fare certi ferretti, che si chiamano raffietti, come vedrai a’ dipintori, di più ragioni fatti. Va’ ritrovando ben le cornici e fogliami, che non rimangano pieni, se no gualivi; e fa’ che generalmente ogni difetto di piani e di mancamenti o di cornici si medichino di questo ingessare.