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74 | trattato della pittura |
zuoli di stagno battuto come quattrini, e cuopri bene dov’è ferro: e questo si fa, perchè la ruggine del ferro non passi mai sopra il gesso. Il piano dell’ancone mai non vuole essere troppo pulito. Abbi prima colla fatta di mozzature di carte pecorine, bollita tanto, che rimanga delle tre parti l’una. Tastala colle palme delle mani; e quando senti che l’una palma si appicca coll’altra, allora è buona. Colala due o tre volte. Poi abbi in una pignatta, mezza di questa colla, e il terzo acqua, e falla ben calda. Poi con un pennello di setole, grosso e morbido, da’ di questa colla su per la tua ancona, e sopra fogliami, civori, o colonnelli, o ciò che lavoro fusse che abbia a ingessare; poi la lascia seccare. Togli poi della tua prima colla forte, e danne col tuo pennello due volte sopra il detto lavoro, e lasciala sempre seccare dall’una volta all’altra; e rimane incollata perfettamente. E sai che fa la prima colla? Un’acqua che viene ad essere men forte; e appunto come fussi digiuno e mangiassi una presa di confetto, e beessi un bicchiere di vino buono, ch’è un invitarti a desinare. Così è questa colla: è un farsi accostare il legname a pigliare le colle e gessi.
Capitolo CXIV.
Come si dee impannare in tavola.
Incollato che hai, abbi tela, cioè panno lino, vecchio, sottile, di lesco bianco, senza unto di nessun grasso. Abbi la tua colla migliore; taglia, o straccia listre grandi e piccole di questa tela; inzuppale in questa colla: valle distendendo colle mani su per li piani delle dette ancone; e leva prima via le costure, e colle palme delle mani le spiana bene, e lasciale seccare per due dì.