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Non era a queste biblioteche difficile l’accesso, come di sopra notai; ma per andarvi bisognava chiedere, e chiedere a tutti non piace; occorreva inoltre di essere conosciuto: e così gli uomini che cominciavano a darsi alle lettere, quelli che non avevano un nome, quelli che la condizione sociale rendeva oscuri e non aveano trovato ancor mezzo di munirsi di un protettore, mancavano del modo di studiare, e di arricchire così la propria mente senza aver ricorso a richieste che potevano riuscire ben di sovente a un rifiuto.

A questo inconveniente provvedde Antonio Magliabechi, uomo per me da riguardarsi tra i più benemeriti della città. Nato di civil famiglia nel 1633, attese all’arte dell’orefice fino a 40 anni; ma trascinato da prepotente passione allo studio, profittava delle ore che gli lasciava libere l’esercizio della professione per istruirsi, sottraeva ai suoi bisogni il denaro necessario per fare acquisto di libri. Dotato da natura di tenacissima memoria, riteneva in mente quanto avea letto, ch’era moltissimo; e colla sola lettura dei cataloghi