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In un museo lontano.
Siede un ramingo innanzi ai quadri. Dorme?
Qualcosa de’ suoi padri è prigioniero
in ogni terra: egli non è straniero
ove dei padri hanno esulato l’orme.
Oasi di riposo al suo pensiero
destò la vista delle belle forme.
Tace. Dintorno scendono ombre a torme,
ombre di antichi dallo sguardo austero.
Susurran l’ombre: «Occhio che par serbare
la luce come il dïamante, mani
suscitatrici d’armonie viventi!...
Oggi avvinto a la gleba fra’ giumenti,
d’idee latine e di beltà domani
adornerai la terra arata e il mare!»
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