Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Schiava.
Quando lo sposo, caro a’ suoi, la tenne,
ella aspettava con dolce sgomento.
Ma il mistero dei corpi àpresi lento...
E in braccia ignote senza gioia svenne.
E ignora. Addio felicità ventenne
del cuor, dei sensi, addio! Forse un momento
palpiterà sotto uno sguardo intento,
perchè più pesi il suo dolor perenne.
E la vil tirannia! Le membra attorte,
premute, vïolate e l’infinita
nausea che l’empie nelle notti orrende!
Ciò la natura ignora, nè sospende
l’opera sua... Che sei, piccola vita
plasmata d’odio e di pensier di morte?
— 52 — |