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II.

    Un altro maggio, e rinascean dai nocchi
    le gemme e il grano rimettea la spica,
    quand’ei rivide una figura amica
    compagna già di fole e di balocchi.

    Mutati, oh quanto! Ed ella con l’antica
    letizia, ei con un fuoco acre negli occhi.
    Ed ei non puro mise a la pudica
    tutti i fior del suo cuore in sui ginocchi.

    Un dì la giovinetta, a una parola
    attesa, si piegò, come nei prati
    fanno i narcisi sui fragili gambi.

    E poi?... Oh, come allora! I baci dati,
    come allora, ed i gesti, ahimè! d’entrambi!
    E quel disgusto gli salì a la gola.


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