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Stupor sacro.


    Formidabile a l’uom, Vita del mondo,
    con le tue vaste passïoni incombi:
    guizzi e scrosci coi nembi e dal profondo
    cuor della terra, impazïente rombi.

    E, Morte, tu, vasta e repente piombi
    sopra un gregge d’efimeri errabondo:
    ancor n’udiamo i colpi e l’ecatombi
    copron già il suol, scendono al mare in fondo.

    Qualcosa in noi rimuore a la fraterna
    morte. Qualcosa è in me che già passò
    la morte? Sopravvive e si rimembra.

    Sopravvivrà? In quali umane membra
    od ignota compagine, non so:
    rivibrerà la mia sostanza eterna.