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46 | VI. — LE STELLE E LE NEBULOSE. |
cede; per molte stelle avviene anzi che lo spostamento dell’equinozio non basta a spiegare tutta la differenza, che si riscontra nelle rispettive ascensioni rette e declinazioni osservate a lunghi intervalli di tempo. Forza è conchiudere che negli stessi intervalli di tempo le stelle in questione hanno cambiato il loro posto nello spazio, e ritenere che la parte della accennata differenza, la quale rimane inesplicata dallo spostamento dell’equinozio, misura appunto di quanto le stelle stesse si sono realmente mosse. La differenza delle ascensioni rette, che rimane inesplicata, rappresenta il moto proprio della stella in ascension retta; la differenza inesplicata delle declinazioni rappresenta il moto proprio della stella in declinazione, e questi due moti, insieme composti, dànno il moto proprio della stella nella direzione della perpendicolare alla visuale, secondo cui la vediamo.
I moti proprii delle stelle sono in apparenza molto piccoli, e a ciò produrre contribuisce certo la grande distanza che separa le stelle dalla Terra. Due o tre stelle soltanto, fra le conosciute, hanno un moto proprio relativamente grande, e ciò non ostante esse impiegano 300 anni a spostarsi in cielo d’un tratto uguale al diametro apparente della Luna. Sono poche le stelle il cui moto proprio superi in un secolo 10 secondi d’arco; la più gran parte o hanno un moto proprio minore, o ne hanno uno finora non avvertito; stelle che in un secolo si muovono apparentemente in cielo di 10 secondi, impiegano 18000 anni a spostarsi di un mezzo grado, quanto all’incirca è appunto il diametro apparente lunare. Si capisce che, con moti proprii apparenti di tal natura, le stelle in migliaia d’anni non debbano mutar sensibilmente le loro posizioni reciproche, nè le configurazioni loro apparentemente modificarsi; si capisce che moti tanto piccoli, a scoprire i quali si riuscì solo tardi e con perfezionati metodi d’osservazione, abbiano sempre permesso di dare alle stelle il nome di fisse.
12. Il moto proprio in ascension retta e in declinazione, in quanto rappresenta il moto che si compie in una direzione perpendicolare alla visuale che va dalla Terra alla stella, non rappresenta tutto il moto di questa. Evidentemente la stella può muoversi ancora nel verso della visuale secondo cui la si vede, e questo moto, che non cambia il punto del cielo nel quale la stella vien proiettata, si indaga ora per mezzo di osservazioni spettroscopiche.
L’altezza di un suono cambia, se il corpo sonoro rapidamente si avvicina o si allontana dall’orecchio. Per ragioni analoghe, le righe dello spettro di un corpo luminoso si spostano verso l’uno o verso l’altro lato, se il corpo luminoso si allontana o si avvicina rapidamente allo spettroscopio. Si tratta di spostamenti piccolissimi, uguali a frazioni minime di millimetro, difficili a misurare direttamente con sicurezza, e che ora meglio si determinano sulle fotografie che degli spettri luminosi si sanno ottenere.
Studiando gli spettri delle stelle, e in essi indagando gli spostamenti verso destra o verso sinistra, rispetto
13. Le stelle non sono fisse, ma hanno moti proprii in ascension retta, in declinazione e nel verso della visuale secondo cui le vediamo. Questi moti proprii e reali delle stelle non vanno confusi con un altro moto che è sistematico, e a cui, sebbene in grado diverso, tutte le stelle indistintamente obbediscono. Vi è una regione del cielo nella quale tutte le stelle, in essa esistenti, apparentemente si vanno allontanando fra loro; nella regione ad essa opposta tutte le stelle paiono andare avvicinandosi; per gradi insensibili si passa dall’una all’altra delle due regioni, si passa cioè prima attraverso a stelle che apparentemente si vanno allontanando sempre meno e meno fra loro, poi attraverso ad altre che apparentemente nè si allontanano nè si avvicinano, infine attraverso a stelle che più e più si vanno avvicinando.
Un tal insieme di moti sistematici si spiega subito, se si ammette che il Sole e, con esso, la Terra e tutti i pianeti si muovano, di conserva e d’un identico moto di traslazione, attraverso allo spazio. Nulla si oppone ad ammettere questo moto di traslazione: esso non turba i movimenti orbitali del Sistema solare; esso non è che un moto proprio della stella Sole, analogo a quelli notati in tante altre stelle; esso è appunto quel moto, a cui si accennò in uno dei capitoli precedenti (cap. IV, par. 12). Ammesso questo moto di traslazione del Sole e de’ suoi pianeti, è chiaro che le stelle nella plaga del cielo, verso cui il Sole è diretto, devono, per semplice ragione di prospettiva, apparentemente andare allontanandosi fra loro, che devono invece parer più e più avvicinarsi le stelle nella plaga opposta, dalla quale il Sole si allontana, ed è chiaro ancora che da questo apparente allontanarsi ed avvicinarsi delle stelle si deve poter dedurre la direzione del moto, che ne è la causa. Il Sole si muove infatti verso un punto del cielo boreale situato nella costellazione di Ercole.
14. Quando si studiano i moti proprii delle stelle, si spogliano anzitutto della parte, la quale è solo apparente, e dipende dal moto proprio del Sole. I moti residui e veramente proprii delle stelle non sono tutti uniformi. Alcune stelle, Sirio e Procione fra le altre, mutano da tempo a tempo il loro moto