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si sogliono costrurre le così delle serre, edifizii mirabili tanto per la semplicità, quanto per l’artifizio, e la loro solidità. Consistono esse in una doppia travatura di legno appoggiata agli scogli, che formano le due sponde del fiume, attraversanti il letto del medesimo, e sostenuta da una grande quantità di sassi, e da appositi sostegni, e rinforzi. Nel centro di tali travature avvi un apertura assai grande munita di robustissima porta: chiusa questa, viene arrestata l’acqua del fiume, ed in tre, o quattro ore si forma un piccolo lago artificiale: allora con un semplicissimo meccanismo si apre la porta, e l’acqua sorte con impeto, ed in gran copia, seco traendo a centinaia, a centinaia le borre. Questa piena artificiale si ripete tante volte quante bastano per trasportare tutto il legname sino al ponte di Manlione, luogo in cui il Melezzo, per le acque ricevute dai diversi torrenti della Valle, basta al resto della fluttuazione sino a Locarno. Conviene per altro notare che molte borre ora sono condotte al fiume Toce col mezzo della strada carrettiere Vigezzina, e che molte altre sono ridotte in tavole da diversi edifizii di sega, che si trovano nella Valle, e queste tavole, od assi servono non solo agli usi dei Vigezzini, ma si trasportano eziandio in Domodossola, ove se ne fa un piccolo commercio.
Sin qui dei prodotti, ora dei mezzi producenti, cioè dell’agricoltura. Questa è pur giuoco forza confessare trovarsi ancora affatto bambina in valle Vigezzo. Gli usi o per meglio dire gli abusi, e gli errori che commettevansi cento anni sono, commettonsi anche al giorno d’oggi, e Dio sa quando delle utili riforme potranno aver luogo. Ciò succede non tanto per la sterilità d’un suolo sabbioso, e diviso in infinite, e piccolissime frazioni, quanto perchè la coltura della terra viene abbandonata alle sole donne le quali si mostrano nemiche capitali d’ogni innovazione. Ritrarre tutto quanto