Pagina:Cavalli - Cenni statistico-storici della Valle Vigezzo I.djvu/53


35   


La marmotta si prende od aspettandola in agguato quando esce al pascolo, oppure scavando la sua tana quando trovasi assiderata. In quest’ultimo caso, se la caccia riesce, vale a dire se arrivasi nello scavo a conservare la direzione del foro della tana, se ne prendono sino ad otto in una sola volta; perchè siffatto animale suole assocciarsi prima di cadere in letargo. Le sue carni si mangiano dai caprai; e se ne tiene il grasso in gran pregio per guarire molti mali esterni.

Finalmente fra i prodotti della valle Vigezzo devonsi annoverare i boschi, i quali, costituiti dalle già per noi accennate piante d’alto fusto, appartengono per la massima parte ai diversi Comuni del Mandamento. Allorchè toccano le loro maturità se ne vende il taglio, e se ne ricavano somme di denaro assai rilevanti, che formano il principale lucro delle Comunità Vigezzine. La tavola decima quinta mostra questo prodotto nel novennio dal 1831 al 1839, il quale corrisponde al totale di lire 258419, ossia al medio per ogni anno di lire 28713 fra tutte le Comunità della Valle. Conviene per altro avvertire che giammai si fecero tante vendite quante nell’indicato novennio, e che i boschi trovansi ora quasi tutti, e di recente tagliati, motivo per cui questo reddito deve assai diminuire negli anni che verranno.

Tutte le piante tagliate si riducono in tronchi, dette Borre, e queste o sono di larice, abete, e tiglia e servono per fare delle tavole, ed altri legnami d’opera, o sono di faggio, e somministrano dell’ottima legna da fuoco. Le borre per istrade apposite si fanno strisciare sino al Melezzo, indi, e mediante la fluttuazione a tronchi sciolti si conducono per acqua sino al Lago Maggiore, donde poi si spediscono alle principali città d’Italia. Per accrescere momentaneamente l’acqua del fiume, e facilitare così la fluttuazione delle borre